Metodologia per la Ricostruzione – Navi e Imbarcazioni
E. Navi e Imbarcazioni
Le evidenze archeologiche hanno notevolmente migliorato la nostra conoscenza del trasporto romano negli ultimi anni. Centinaia di relitti di epoca romana ritrovati (Parker 1992) hanno permesso lo sviluppo della comprensione delle tecniche costruttive dello scafo e di fare luce su alcuni punti fondamentali della cantieristica navale e della navigazione, come la posizione dell’albero.

La prova dell’esistenza di velieri che solcavano le acque dei porti a Portus proviene dai resti di navi che sono state scavate nella Porto di Claudio alla fine degli anni ’50 e che sono attualmente in mostra nella Museo delle Nave Romane di Fiumicino. L’attrezzatura che è visibile in primo piano nelle navi nelle animazioni dell’inizio delle età imperiale e del periodo tardo antico, si basa sui dati provenienti dai recenti scavi terrestri e marittimi, così come da fonti testuali e iconografiche (Casson 1995). In particolare, la bigotta si basa sui reperti provenienti dagli scavi recenti del porto romano di Myos Hormos ( Qusier-al-Qadim ) in Egitto.
Le anfore sul ponte nelle navi dell’inizio dell’età imperiale sono di una tipologia che è nota per essere stata prodotta nell’Egitto imperiale, mentre quelle sul ponte delle navi tardo antiche sono note per essere state prodotte in Africa per trasportare grandi quantità l’olio d’oliva a Portus e a Roma. Le evidenze disponibili suggeriscono che i carichi venivano scaricati dalle navi marittime a Portus sono stati poi collocati su chiatte che venivano trainate per risalire il fiume fino a Roma per poi tornare indietro. Così l’animazione che porta lo spettatore lungo quest’ultimo viaggio, dal Tevere lungo la “Fossa Traiana” a Portus, si basa sul fatto che la barca in primo piano fosse una chiatta (caudicaria Navis) i cui resti sono esposti nel Museo delle Navi Romane di Fiumicino .