Metodologia per la Ricostruzione

I modelli di Portus prodotti al computer prima dell’inizio del Portus Project si sono basati sull’interpretazione dei resti stanti delle strutture scoperte dagli archeologi, in particolare dal Lanciani (1868), da Lugli (Lugli & Filibeck 1935) e da Testaguzza (1970), nonché dal recente lavoro topografico intrapreso dalla Soprintendenza dei Beni Archeologici di Ostia, e la maggior parte del lavoro di ricognizione svolto dall’Università di Southampton e di Cambridge in collaborazione con la British School at Rome. In tempi più recenti, questo lavoro è stata sostituito dal lavoro in CGI compiuto sulla base di indagini supplementari, sui risultati 3D della geofisica e sui dati di  scavo.

A three-dimensional framework of lines is built up in the computer on the basis of the archaeological interpretations

Un modello in scala di ogni periodo significativo nella storia del Portus è stato creato utilizzando semplici oggetti 3D mediante l’uso di software di grafica e i piani interpretativi creati dai recenti dati geofisici e topografici. Mentre immagini prodotte per creare false strutture sono state aggiunte al modello, come  nel caso del magazzino dove le immagini sono state usate per creare l’impressione di aperture multiple senza modellarle singolarmente.

Uno dei problemi più difficili da risolvere incontrato nella creazione del modello virtuale di Portus è basato sulla comprensione della comparsa di molti edifici che, nonostante il precedente lavoro archeologico, è ancora lontano dall’essere completo. La maggior parte degli edifici, come il tempio, il temenos e il Foro Olitorio, sono noti solo nella loro pianta, e possono essere ricostruiti solo in termini generici cercando termini di paragone con i resti degli edifici stanti altrove.

Le strutture che sono ancora in piedi, come il  Grandi Magazzini di Settimio Severo, sono state estensivamente restaurate. Inoltre, la disposizione e la funzione di alcuni edifici, come il Palazzo Imperiale, molti degli horrea e il Portico di Claudio sono insoliti e senza paralleli conosciuti al di fuori di Portus. In altri settori, come ad esempio la zona tra il porto di Traiano e il Tevere, le indagini geofisiche ci ha fornito elementi di prova per gli edifici la cui funzione non è chiara, anche se l’abbondante presenza di ceramica, vetro e marmo, sulla superficie suggeriscono che il commercio era un attività importante in questa area. Infine, anche se il recente lavoro di ricognizione ci garantisce un livello di conoscienza molto più completo di Portus rispetto a prima, ci sono ancora molte lacune dando l’impressione forse errata che il porto fosse occupato meno intensamente di quanto ci si potrebbe aspettare. Ci sono diverse aree in tutto l’esagono traianeo e tra essa e la “Fossa Traiana” in cui l’accesso non era possibile o in cui i risultati geofisici mancano di chiarezza.